Il platino ha origini molto antiche, era già noto e usato dagli Egizi, dai Greci e i Romani, e dalle civiltà pre-colombiane. Successivamente è scomparso per secoli, fece una breve comparsa quando i conquistadores spagnoli alla ricerca di oro non ne capirono il reale valore, scambiandolo per argento e definendolo così “platina”, termine dispregiativo che significa “piccolo argento”, nome con cui è arrivato sino ai giorni nostri.
Fu solo nel 1750, grazie a Sir Brownrigg, che analizzandolo ne riscoprì il vero valore e scoprì le sue caratteristiche che negli anni gli hanno attribuito un valore aggiunto sempre maggiore.
Il platino e le sue leghe sono usati in molteplici settori: in campo orafo, nei laboratori di analisi, nelle produzioni, nel campo della ricerca, in ambito chirurgico, per cavi e contatti elettrici.
Questo grazie per alle loro caratteristiche meccaniche e di resistenza, che nonostante gli alti costi, garantiscono rese e prestazioni elevate, che non possono essere replicate con nessun altro metallo.
Il platino puro è resistente alla corrosione e all’ossidazione all’aria anche ad alte temperature.
Per la sua inalterabilità all'aria, sia a temperatura ambiente, sia ad alta temperatura, e la sua resistenza alla maggior parte degli agenti chimici (acqua regia esclusa), il platino è utilizzato per la fabbricazione di numerosi apparecchi di laboratorio e attrezzature dell'industria chimica (crogioli, termocoppie, termometri a resistenza, ecc.).
Ciononostante ad alte temperature è però soggetto a corrosione da parte di cianuri, alogeni, zolfo e alcali caustici (ossidi e idrati di litio, sodio, potassio, rubidio, cesio), ha quindi una bassa resistenza meccanica se esposto ad alte temperature. Per questo motivo, a secondo dell’uso a cui è destinato, si usa legato ad altri metalli.
In via generale le leghe a base di platino resistono a temperature superiori a 2000K (oltre 1700 °C), hanno un’ottima stabilità chimica, resistono all’ossidazione, agli alti punti di fusione e agli shock termini; non solo, sono duttili e garantiscono una buona conduttività chimica ed elettrica.
La scelta corretta della lega è da effettuarsi in funzione dell’applicazione finale a cui deve essere sottoposto, questo soprattutto in ambito di analisi e quindi per la produzione di crogioli e altra strumentazione da laboratorio.